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  • Natura e Poesia

UN TESTO, UNA RIFLESSIONE: L'albatro di Alda Merini


a cura di Chiara Rantini, Anna Rampini e Claudia Muscolino

L'1 novembre 2009 morì a Milano la poetessa Alda Merini. Aveva 78 anni. Noi la vogliamo ricordare così...


Impossibile non ricordare la poesia di Baudelaire, affiancata a quella della Merini. Un uccello regale, con le ali immense, sacrificato dall'ottusità e la meschinità. Nei versi di Alda, si aggiunge la tematica femminile che non attenua la forza, il coraggio e la dignità di chi si difende e porta il suo canto al di là del sangue e dell'offesa gratuita.


Claudia Muscolino




L'ALBATRO di Alda Merini


Io ero un uccello dal bianco ventre gentile, qualcuno mi ha tagliato la gola per riderci sopra, non so. Io ero un albatro grande e volteggiavo sui mari. Qualcuno ha fermato il mio viaggio, senza nessuna carità di suono. Ma anche distesa per terra io canto ora per te le mie canzoni d’amore.



La poesia è una forma di resistenza. Un pensiero su Alda Merini

Sappiamo tutti che Alda Merini visse l’inferno del ricovero psichiatrico. Sappiamo tutti quali erano le condizioni di vita di chi entrava tra quelle pareti bianche, asettiche e spersonalizzanti. Sappiamo tutti quanto invece fosse dotata di vitalità, entusiasmo e passione la nostra cara Alda. Possiamo quindi immaginare quanto sia stato doloroso per lei vivere in un tale ambiente. Ma cosa ne fa un poeta, in questo caso una poetessa, del dolore? Può la poesia lenirlo oppure non ha alcun potere su di esso? Mi sono chiesta tante volte se, quando nasceva in me l’esigenza di scrivere versi, era essa dettata dalla sofferenza o piuttosto dalla gioia. Scrivere è dare un’eco ai nostri interrogativi, ai dubbi, a ciò che colma il nostro cuore, sia in senso positivo che negativo. Se fossi stato così anche per la Merini, come commentare questa bellissima poesia? Sicuramente il primo pensiero o meglio la prima immagine che evoca in me è quella di qualcosa di grande e maestoso, come appunto le ali di bel volatile, a cui viene impedito di manifestarsi nella sua forma autentica. In natura esistono creature e creazioni dalle forme inconsuete e bizzarre. In natura tutto è ammesso, non sono richiesti formalismi. Alda era come questo grande uccello forse dai colori bizzarri e dalle forme inconsuete ma tale era e giustamente reclamava il diritto a esistere. Invece l’umanità da sempre ha cercato di emarginare il diverso e di trattare la malattia mentale come qualcosa di pericoloso meritevole di una ghettizzazione. Qualcuno ha fermato il mio viaggio” scrive Alda. Quel “qualcuno” sono le istituzioni, gli uomini che non l’hanno amata, tutti coloro che hanno saputo accogliere la sua diversità, cercando di annientare il dono che era in lei. Invano. Scrive infatti la Merini nell’ultima strofa: “Ma anche distesa per terra/ io canto ora per te/ le mie canzoni d’amore”. La poesia non si può sconfiggere con le minacce e le privazioni. La poesia è una forma di resistenza. Nella poesia tutto trova un posto, anche il dolore. E tutti noi abbiamo bisogno del coraggio di poetesse come Alda Merini. Chiara Rantini


Albatro: simbolo e metafora


L’io poetico di questa poesia è inequivocabilmente rappresentato da un grande albatro bianco.

Alda Merini prende spunto da Samuel Taylor Coleridge, con La ballata del vecchio marinaio (1798) e Charles Baudelaire, con la nota poesia L’albatro (1861), che si rifà al precedente inglese.

La poetessa milanese declina la letteratura del passato in modo tale da poter raccontare la propria personale esperienza.

Come Baudelaire, pone l’albatro al centro della vicenda sin dall’inizio, ma, mentre il poeta francese utilizza il grande uccello come simbolo per spiegare quale sia il ruolo della poeta all’interno della società, la nostra poetessa compie un passo successivo utilizzando quella stessa immagine per parlare di sé e della propria esperienza da internata manicomiale.

Il testo di Alda Merini è, anche se breve, crudo nel dettaglio violento della gola tagliata al verso tre. La chiusura del componimento è altrettanto drammatica:


Ma anche distesa per terra

io canto ora per te

le mie canzoni d’amore


come a dire che il poeta, seppur, metaforicamente, ferito all’interno del manicomio, riesce a trovare la forza d’animo necessaria a comporre.


SCRIVERÒ

di Anna Rampini


Scriverò

sempre e comunque.

Tratteggerò

forme e pensieri nella mente.

Sfiorerò

il cuore con ricordi lontani.

Giocherò

con le parole,

confondendo le emozioni.

Scriverò

sempre e comunque,

Scriverò

nonostante tutto.

Anna Rampini





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