top of page
  • Natura e Poesia

DENTRO LA POESIA


a cura di Chiara Rantini


Leggere una poesia è come intraprendere un viaggio, avendo il biglietto ma non la destinazione.

Bisogna lasciarsi andare al flusso delle parole e delle immagini che ne scaturiscono, mettersi nell'atteggiamento di chi ascolta una musica mai udita prima, senza pregiudizi, privo di preconcetti.

Anna Rampini mi ha inviato questa poesia. Ho visto il titolo e subito ho pensato a Shelley, all'antico Egitto e al fascino delle rovine che tanta importanza ha avuto nel periodo in cui visse il poeta inglese. Tuttavia, desiderando entrare più profondità nel testo, ho cercato di sospendere queste suggestioni e ho dato inizio alla lettura, scandendo bene le parole e soffermandomi ad ogni pausa.



La Statua poesia ispirata all’Ozymandias di Percy Bysshe Shelley


Un volto corroso dal tempo

sulla sabbia, quasi affiorando,

giaceva.

Dalle labbra,

imbronciate e grinzose,

usciva ancora il suono di una voce

secca e imperiosa.

Solo lo scultore

seppe leggere le passioni,

che ancora sopravvivevano scolpite

su quel gesso senza vita,

le dolci ansie

e i ridicoli inganni.

Intorno alle rovine di quel rudere colossale,

infinita e disadorna,

instancabile e pigra,

la sabbia si distende senza fine.



Il volto è l'immagine del ricorso, di ciò che resta del passato. Ma in questo caso è anche altro: non suscita nostalgia ma consapevolezza di un destino vano come è quello dei grandi personaggi della storia e del loro credersi immortali e invece così caduchi ed esposti alla vanità. Lo scultore di cui scrive Anna non è altro che il poeta, quello che sa vedere al di là delle apparenze, della superficie degli eventi. Una statua caduta per chi non possiede la sensibilità del poeta non è altro che polvere, il nome di un regnante scomparso nient'altro che una vita passata di cui ricordare le imprese studiate nel manuale di storia. Solo il poeta e l'artista sanno leggere le passioni che hanno animato quella vita, la statua che, nel momento in cui la vediamo con gli occhi del poeta, è viva e ci parla di sentimenti, passioni, volontà.

Ecco che le “dolci ansie” e “i ridicoli inganni” rendono vivo l'insieme delle pietre sopravvissute al passaggio del tempo. La poesia salva quella rovina e la conduce verso l'eternità, concetto espresso poeticamente dall'immagine della “sabbia che si distende senza fine”.

La poesia evoca, trova altri significati, conduce lontano dalla cruda realtà pur tuttavia dandone un'interpretazione che allarga il cuore, vivificandolo e rendendolo pronto a nuove conoscenze, nuovi sguardi liberi e profondi.








21 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page